SOUL
Film di animazione Pixar
SPOILER ALERT
Se non avete ancora visto il film, fermatevi qui.
Nelle righe che seguono potreste leggere qualcosa che vi rovinerebbe il piacere di guardarlo.
Se invece l’avete visto proseguite pure: potreste trovare spunti sui quali riflettere insieme a me.
Memore della piacevolezza di un altro film di animazione della Pixar (Inside-Out) e fiduciosa rispetto alle capacità creative degli autori che si erano dimostrati sensibili a temi di una certa profondità, ho recentemente visto il nuovo film di animazione della Pixar: Soul.
Ho seguito con molto interesse lo svolgersi della trama, affascinata dalla vita di Joe Gardner, dalla sua quotidianità, dalle sue speranze, dalle sue delusioni. Affascinata dal suo essere intimorito dalla madre nonostante l’età adulta, e dal suo rapportarsi con gli studenti, appassionato nonostante gli immancabili momenti di scoramento.
Ho guardato Soul affascinata dalle emozioni di Joe, così umane e così condivisibili, leggermente preoccupata per la sua sorte, che già immaginavo segnata.
Molto presto nel film fa la sua comparsa 22, piccola anima che ancora non ha trovato la scintilla necessaria a fare il salto che la porterà a vivere sulla terra. Dopo quello che ci lasciano intendere essere millenni, 22 è ormai un’anima cinica e disillusa, che non crede che vivere sulla terra valga la fatica di nascere per poi morire. A causa di una serie di disguidi, Joe (che invece vuole vivere con tutto sé stesso) farà da mentore alla piccola anima: insieme avranno modo di provare “sul campo” cosa voglia dire vivere.
Senza addentrarmi troppo nella trama, vorrei fare una riflessione su alcuni temi che ho trovato davvero interessanti.
LA SCINTILLA
Nell’immaginario degli autori, ciò che rende possibile ad un’anima l’accesso alla vita sulla terra è “la scintilla”. Le altre caratteristiche di personalità vengono decise in altro modo, ma sembra essere la scintilla ciò che rende unica e speciale un’anima: ciò che la rende pronta al grande salto.
Il processo per il quale un’anima acquisisca questa fantomatica scintilla non è chiaro, ma l’amico Joe sembra sicuro che si tratti del motivo stesso per il quale una persona nasce. Nel suo caso certamente la sua scintilla è il Jazz. 22 deve soltanto scoprire quale sia lo scopo della sua vita, e sarà pronta per nascere.
Joe ha passato tutta la sua vita a rincorrere il sogno di diventare un musicista professionista, concentrandosi solo su quello e lasciando che molte altre cose gli passassero accanto, sfiorandolo appena. Ha passato la vita convinto di essere nato per il Jazz, credendo che tutto sarebbe stato diverso, che il modo in cui avrebbe guardato al mondo sarebbe magicamente cambiato se solo avesse avuto la possibilità di realizzare il suo sogno.
Osservare Joe e 22 a caccia della scintilla ci porta ad osservare come a volte le persone possano autoassorbirsi in un’idea, non tanto da arrivare a perdere sè stesse in un mantra personale e autoreferenziale, ma sufficientemente per finire con il non dare più il giusto peso e il giusto valore alle cose.
“Se solo io fossi…”, “se solo io avessi…”, “se solo potessi…” diventano le lenti con le quali osservare il mondo, scivolando sulla superficie delle esperienze, interpretando ogni situazione negativa come un accanirsi del destino beffardo, ed ogni situazione positiva come qualcosa di comunque manchevole e non perfetto come avrebbe invece potuto essere “se solo…”.
Il vivere nella convinzione che il senso della vita arrivi dall’esterno, che il senso della propria esistenza sussista soltanto al verificarsi di certe condizioni (spesso totalmente fuori dal nostro controllo), si trasforma col tempo in percezione, finendo con l’ingrigire ed opacizzare ogni esperienza.
Ed è così che una bocciatura, una promozione che non arriva, il lavoro che non è esattamente quello che vorremmo, il partner che non è perfetto, l’occasione che non arriva, un’aspettativa delusa, invece di essere qualcosa semplicemente “parte” della nostra vita, qualcosa che semplicemente “è”, diventa qualcosa di insormontabile, qualcosa che rovina completamente la nostra esistenza, facendole perdere di significato.
Ma è veramente così?
Questa scintilla di cui parlano in Soul è veramente ciò che rende la vita degna di essere vissuta? Questa scintilla è una predestinazione che ci vincola, condannandoci ad essere infelici se non riusciamo a farla brillare?
Quando il sogno di Joe si realizza davvero scopre che nella sua vita è cambiato poco o nulla.
Ma allora cos’è questa scintilla tanto preziosa?
Sarà soltanto mettendo a fuoco ciò che è stato il percorso di ricerca e di esplorazione fatto insieme a 22, soltanto allora, che Joe realizzerà che la scintilla non è il destino di una persona, non è il motivo e lo scopo della vita di ciascuno, ma è (forse) il desiderio stesso di vivere, di fare esperienza.
È la voglia stessa di vivere ad essere quella scintilla brillante che tutti i giorni ci mette nella condizione di poter decidere liberamente quale senso vogliamo dare alla nostra esistenza. Che ci mette nella condizione di poter decidere che luce vogliamo dare alle nostre giornate, che ci permette di avere quell’energia indispensabile al cambiamento ogni volta che la vita ci pone davanti ad un ostacolo o a una scelta: con il giusto timore dell’ignoto, ma senza il terrore di sbagliare!
Memori del passato e con uno sguardo rivolto al futuro, liberi da ogni tipo di predestinazione chiamata “scopo”, la nostra scintilla, se la facciamo brillare, ci offre l’occasione di far nascere qualcosa di nuovo e inaspettatamente bello. La nostra scintilla è ciò che ci rende veramente liberi di vivere: liberi di sbagliare e migliorare e liberi da un fantomatico destino.
La scintilla, forse, è la capacità di stare nel presente, assaporandolo.