Non solo per il virus, ma anche a causa del  cambio delle abitudini quotidiane che è stato richiesto alla popolazione nel tentativo di mitigare la diffusione della malattia, si è riscontrato un aumento nella prevalenza e nella severità dei disturbi d’ansia e della depressione, come anche un incremento dei disturbi da stress post-traumatico e l’abuso di sostanze.

In un recente articolo su The Conversation, fa una bella disanima della situazione attuale rispetto alle conseguenze psicologiche della pandemia in atto: il COVID-19 sta avendo un impatto senza precedenti sulla nostra salute mentale ed è importante avere gli strumenti giusti per fronteggiarlo, perché gli strumenti classici per la diagnosi nel campo della salute mentale non sono in grado di cogliere tutte le sfumature che questa pandemia sta provocando, potenzialmente limitando anche lo sviluppo di strategie mirate a contenerne il peso psicologico.

Uno studio finanziato dal Canadian Institutes of Health Research e dalla University of Regina composto da 7000 partecipanti, ha permesso di sviluppare, validare e pubblicare le COVID Stress Scales, che hanno dimostrato che l’impatto della pandemia è meglio comprensibile se considerato come una sindrome multisfaccettata che presenta una rete di sintomi interconnessi tra loro.

Lo strumento è diviso in cinque scale

  1. paura del pericolo di contaminazione

  2. paura delle conseguenze avverse dal punto di vista socio-economico

  3. ricerca di informazioni e di rassicurazioni

  4. xenofobia (discriminazione verso gli stranieri percepiti come possibili untori)

  5. sintomi da stress post-traumatico (es. incubi legati alla pandemia)

Queste cinque scale sono intercorrelate, in quanto i sintomi che vengono valutati tendono a verificarsi insieme: la percezione di pericolo e la paura di contaminazione rappresentano la paura principale, attorno alla quale ruotano le altre. In ordine di gravità, subito dopo, vengono la paura delle conseguenze socio-economiche e la paura che gli stranieri possano essere portatori del virus.

In qualche modo queste paure si alimentano l’un l’altra in un circolo vizioso: ad esempio, maggiore è l’esposizione mediatica alle notizie che trattano l’argomento COVID-19, maggiore è la possibilità che si presentino incubi, che a loro volta aumentano la paura di contaminazione, che a sua volta induce a cercare informazioni aggiornate per cercare una qualche rassicurazione. Parallelamente è stato possibile osservare come la xenofobia impatti sulla paura di contaminazione, sulle conseguenze socio-economiche e, in modo minore, sulla ricerca di informazioni e di rassicurazione, evidenziando il peso delle credenze discriminatorie sulle risposte emotive della popolazione.

Gli studi preliminari sulla popolazione affetta dalla sindrome da stress Covid indicano che l’impatto sulla salute mentale è di molto maggiore dell’impatto sulla salute fisica. In sintesi, più del 50% della popolazione riporta elevati livelli di stress in correlazione diretta alla pandemia: punteggi più alti sono associati ad acquisti dettati dal panico, eccessivo evitamento di luoghi pubblici e modalità non adattive di coping (es. sovralimentazione o utilizzo di alcol e droghe) durante l’auto-isolamento. In altri studi è emerso come un elevato livello di stress dovuto alla pandemia sia associato ad una stigmatizzazione dei lavoratori in ambito sanitario ed una percezione peggiore della situazione in una significativa parte della popolazione con pre-esistenti disturbi d’ansia.

Di fatto questi studi confermano quella che è un po’ la percezione comune semplicemente aprendo un social qualunque:

siamo passati dagli arcobaleni e gli hashtag #andràtuttobene alle rivolte in piazza, siamo passati dai ringraziamenti agli infermieri e medici eroi alle urla e ai giri al pronto soccorso con il cellulare in mano per documentare fantomatiche corsie vuote: siamo passati semplicemente dalla paura alla rabbia

Lo stress, la paura, la frustrazione e l’impotenza sono normalmente cose difficili da tollerare ed affrontare: l’impresa diventa sempre più ardua quanto più è il tempo per il quale ci viene chiesto di tenere duro. È normale provare la più ampia varietà di emozioni, e può succedere che alcuni prendano strade “alternative” per far fronte a tali sentimenti fortemente negativi. Ma se ci si sente sopraffatti, bisogna sapere che si può chiedere aiuto, perché c’è sempre una possibilità!